giovedì 4 marzo 2010

Libertà dalla paura - J.Krishnamurti



E conosci ciò che è? Lo comprendi? Hai aperto l’armadio del conosciuto e ci hai guardato dentro? Non sei spaventata pure da ciò che potresti scoprire lì dentro? Ti sei mai interrogata a fondo sul conosciuto, su ciò che già possiedi?
«No, non l’ho fatto. Ho sempre dato per assodato, scontato il conosciuto. Ho accettato il passato così come si accetta il sole o la pioggia. Non l’ho mai considerato; non si è quasi consapevoli di ciò, così come non lo si è della propria ombra. Ora che ne parli, suppongo di avere anche paura di scoprire cosa ci potrebbe essere lì.»
Non è forse vero che la maggior parte di noi ha paura di guardarsi dentro? Potremmo scoprire cose spiacevoli, così preferiamo non guardare, preferiamo restare ignoranti su ciò che è. Non solo abbiamo paura di ciò che potrebbe esserci nel futuro, ma abbiamo anche paura di ciò che potrebbe esserci nel presente. Abbiamo paura di conoscerci per ciò che siamo, e questo evitare ciò che è ci fa aver paura di ciò che potrebbe essere. Avviciniamo e affrontiamo il cosiddetto conosciuto con paura, e così anche l’ignoto, la morte. Ignorare ed evitare ciò che è rappresenta il desiderio verso la gratificazione. Cerchiamo sicurezza, esigendo costantemente che non ci sia alcuna interferenza, disturbo; ed è proprio questo desiderio di non essere disturbati, di stare tranquilli, che ci fa evitare ciò che è e ci fa avere paura di ciò che potrebbe essere. La paura è l’ignoranza di ciò che è, e la nostra vita trascorre in un costante stato di paura.
«Ma allora come ci si può liberare da questa paura?»
Per liberarsi da qualcosa bisogna capire prima cos’è. È paura o solo il desiderio di non vedere? È il desiderio di non vedere che porta avanti la paura; e quando non vuoi capire il pieno significato di ciò che è, la paura agisce come un deterrente. Puoi condurre una vita gratificante evitando deliberatamente tutte le domande su ciò che è, e molti lo fanno; ma non sono felici, né lo sono coloro che si trastullano con uno studio superficiale di ciò che è. Solamente i più onesti nelle loro domande possono essere consapevoli della loro felicità; e solo per loro ci sarà la libertà dalla paura.
«Ma allora, come si fa a comprendere ciò che è?»
Ciò che è va visto nello specchio della relazione, della relazione con tutte le cose. Ciò che è non può essere compreso, ritirandosi, nell’isolamento; non può essere compreso se c’è un interprete, un traduttore che nega o accetta. Il ciò che è può essere compreso solo quando la mente è altamente passiva, quando non sta operando su ciò che è.


tratto da "Il silenzio della Mente - Meditazioni sul vivere – vol 2°"

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