domenica 30 giugno 2013

La Bellezza come cibo per l’anima


Ricerco la bellezza. Ricerco la bellezza nel creato, ricerco la bellezza nell’uomo, nella sua espressione e nella sua espressività. Ricerco la bellezza ovunque vado, ovunque guardo, ovunque respiro. Ovunque, intorno a me, ammiro le molteplici testimonianze della bellezza. E allora mi chiedo: Che cosa è bello? Che cosa evoca in me il bello? Dove mi conduce la bellezza?

La Bellezza è un tema centrale della Psicosintesi, è un’esperienza fondamentale, e proprio Assagioli parla della Bellezza come una vera e propria Via che porta alla realizzazione di sé e che ci rivela a noi stessi. La Bellezza ci educa, ci rasserena, ci guarisce e ci trasforma. La Bellezza ci illumina, ci rende vivi e fecondi. La Bellezza contiene in sé una potenza straordinaria capace di aprirci le porte del Divino. Penso che a tutti noi sia capitato di trovarci di fronte a un paesaggio, a un’opera d’arte, a un gioco di colori, a un bimbo appena nato o alla vista di un fiore, che ci lasciano senza fiato. Ripensando a quei momenti di contatto con la Bellezza, posso pormi questa domanda: che effetto ha la percezione della Bellezza su di me?
Senza ombra di dubbio evoca armonia, pace, serenità, entusiasmo. Evoca stupore, qualità che ci avvicina alla dimensione della fanciullezza. Andrei oltre dicendo che un effetto della percezione della Bellezza è la gioia di vivere. Di fronte a qualsiasi cosa che ci permette di entrare in con-tatto con la Bellezza, ci accade di fonderci con l’oggetto da noi osservato, tanto da diventare una cosa sola con esso.
La Bellezza veicolata nell’arte, o espressa in qualsiasi altra forma, ha la capacità di elevare chi la contempla e chi la crea, e  può essere vista come uno strumento di comunicazione tra i popoli. Facciamo un passo oltre: trasformare la propria vita in un’opera d’arte è espressione incessante e consapevole di armonia. Costruire l’armonia prima dentro se stessi, appunto facendo della propria vita un’opera d’arte, per poi essere in grado di esprimerla all’esterno, contribuisce a creare retti rapporti umani nella nostra vita quotidiana. La Bellezza porta Armonia; Bellezza e Armonia portano a Retti Rapporti. Le parole di  Krishnamurti sono inequivocabili: “La bellezza non è qualcosa di astratto, ma va assieme alla bontà. Bontà di comportamento, bontà di condotta, bontà di azione.”
Entriamo nella sfera della ‘sacralità’ se ogni atto esteriore, anche il più semplice, viene vissuto come manifestazione e simbolo di Bellezza. Bellezza e Armonia sono inscindibili:  l’Armonia alimenta la vita e produce Bellezza; la Bellezza ravviva nel cuore l’Entusiasmo (da én, dentro e theos, dio: un dio dentro).
Queste le parole di Tommaso d’Aquino: “Tutte le cose sono state create per imitare la bellezza divina in qualsiasi modo possibile. La beltà divina è la causa di tutti gli stati di movimento e quiete, sia della mente che del corpo e dello spirito.” E ancora, Kant: “Il Bello è il riverbero dell’Infinito sul finito, è Dio intravisto”.
Cercare la Bellezza ovunque, metterla in risalto, darle valore e crearla ovunque e con ogni mezzo, significa lavorare per la trasformazione del mondo, e questo fa sì che, come un magnete che attira a sé, Bellezza richiami altra Bellezza.
Certo, come ogni cosa, anche la Bellezza, oltre al lato luce, ci mostra anche un suo lato ombra, legato all’avidità, all’attaccamento, al possesso egoistico che vincola l’uomo alla materia, all’estetismo esasperato, alla spasmodica ricerca del piacere della bellezza, piacere che però è effimero e superficiale, e che sbiadisce quasi nell’istante stesso in cui viene raggiunto: la bellezza non è pienezza e non ha e dà intensità. Sapendo che comunque esiste questo lato oscuro, voglio portare l’attenzione sul lato luce della Bellezza.
Roerich, pittore, antropologo, diplomatico e archeologo russo che ha fatto della propria vita un monumento alla ricerca della Bellezza, ci dice queste parole: “Coltivare un giardino di Bellezza è concesso a chiunque. Capiranno la Gioia del Bello. Sapranno quella semplice verità che trasforma la vita in un miracolo. L'essenza del miracolo è semplice. Amore è il miracolo. Bellezza è il miracolo.” E allora proviamo ad accostarci alla vita con la chiave della Bellezza. Perché non proviamo ogni giorno a scoprire la bellezza nascosta in almeno una cosa, una persona con la quale entriamo in contatto, un evento che abbiamo vissuto? Allenarci alla Bellezza, educarci a vedere la Bellezza in ciò che ci sta di fronte – fuori e dentro –, sposta la nostra attenzione su un livello più elevato, ed è un allenamento che possiamo fare ovunque, dato che la Bellezza con la sua varietà infinita di sfumature, è ovunque: spetta a noi scovarla, spetta noi imparare a vederla, riconoscerla, sentirla, dapprima nelle cose più grandi e ‘ovvie’ fino ad arrivare a vedere quell’elemento di bellezza in ogni cosa, nella più umile e quotidiana, nel filo d’erba, in un sorriso, in un canto, in una goccia di rugiada, anche in ciò che a prima vista non appare bello. Un Maestro dice “Con la Bellezza accendiamo splendori in ogni goccia d'acqua, trasformiamo la materia in un arcobaleno.” Se teniamo gli occhi e il cuore aperti alla Bellezza, vivremo in perenne contemplazione della Bellezza. Non abituiamoci alla bruttezza, alla disarmonia, poiché le nostre vite ne verrebbero deturpate e soffocate ma ricerchiamo, invece, la bellezza fuori e dentro di noi. Allontaniamo da noi la paura di seminare la Bellezza lungo la nostra via, in modo da permettere anche a coloro che si avvicinano a noi di venirne affascinati, toccati, colpiti. Risvegliati. La Bellezza è da ricercare, oltre che nella natura e nelle opere artistiche, anche nel dire e nel fare quotidiani. Una volta intrapreso il cammino sul sentiero della Bellezza, il nostro modo di vivere, di agire, di vedere, ne verrà influenzato, e anche i nostri pensieri e i nostri sentimenti ne verranno influenzati, tanto che tutto intorno a noi entrerà in sintonia, le nostre azioni saranno lo specchio di ciò che abbiamo dentro, e non dimentichiamo che armonia genera armonia, e bellezza genera nuova bellezza. 
La Bellezza ci fa bene, e allora impariamo a circondarci di cose belle, di persone belle, che ci aprono il cuore, che ci fanno respirare, che ci fanno sentire a contatto con la nostra parte più autentica e profonda. Che ci fanno scoprire e amare la vita.  

“Nella Bellezza siamo uniti, 
attraverso la Bellezza preghiamo, 
con la Bellezza conquistiamo.”  
                                                                  - N. Roerich
                                                     
                                                                                                                                  A.C.








mercoledì 7 dicembre 2011

Nessun uomo è un'isola - No man is an island - John Donne

Nessun uomo è un'isola, completo in sè stesso;

ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.

Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare,

l’Europa ne sarebbe diminuita,

come se le mancasse un promontorio,

come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi,

o la tua stessa casa; la morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,

perché io sono parte dell’umanità.

E dunque non mandare mai a chiedere

per chi suona la campana; essa suona per te.

No man is an island entire of itself; every man

is a piece of the continent, a part of the main;

if a clod be washed away by the sea, Europe

is the less, as well as if a promontory were, as

well as any manner of thy friends or of thine

own were; any man's death diminishes me,

because I am involved in mankind.

And therefore never send to know for whom

the bell tolls; it tolls for thee.

giovedì 6 ottobre 2011

Il vostro tempo è limitato...- S.Jobs



Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete... questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita.

Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a findanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.

“Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sapevo di dover cambiare qualcosa.

Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.

Siate affamati. Siate folli.

Estratto del discorso di Steve Jobs alla Stanford University – 12 giugno 2005


sabato 28 maggio 2011

danza vorticosa


pensieri di luce

si alternano

come in una danza vorticosa

a pensieri d’ombra

smetterò mai?


quando smetterò

di sentirmi così?

smetterò mai

di sentirmi così?

attendi avido

attendi avido

le briciole

che lascio cadere

dalla mia tavola

con bramosia attendi

e per questo mi odi

solo terra bruciata


il fuoco della rabbia

mi consuma

e divora la vita

attorno a me

solo terra bruciata


assordante silenzio


mi rattrista

il tuo assordante silenzio

parole mute

che rimbombano all’infinito

e riecheggiano nel cuore

lasciando un vuoto assoluto

mi amareggia

e mi ammutolisce

questo frastuono

senza suono

e nell’oblio cerco sollievo

e nella grotta cerco riparo

e nel mio silenzio, specchio del tuo,

cerco risposte

giovedì 26 maggio 2011

mi incupisce il pensiero


mandare tutto a puttane
nel pozzo io sprofondo
e maledico
e disprezzo
e mi incupisce il pensiero
e mi amareggia il ricordo
tutto è dubbio
ogni vissuto una ambigua bugia
inganni e perfidie
unica realtà

mi spengo


mi spengo

istante dopo istante

ho chiuso la porta al mondo


ho chiuso la porta al mondo.

dico

basta

più non mi interessa

sono stanca di incantesimi infranti

speranze arrugginite

ipocrisia di parole vuote

vomitate da bocche putride

da menti che si dicono elevate

da cuori che si dicono puri

ma che non fanno che calpestare.

e si ergono a giudici

ma dicono di non giudicare

eppure lo senti

che tagliano come un'ascia

e spaccano

e riducono a brandelli

eppure non gliene frega un cazzo


Niente ferisce, avvelena, ammala quanto la delusione. Perchè la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita, cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo.

dal libro "Un cappello pieno di ciliege" di Oriana Fallaci


mercoledì 20 aprile 2011

everything's FAKE - Tutto è falso


Everything's FAKE. And everyone.

Tutto è falso. Tutto e tutti. Pura IPOCRISIA.

From the start something wasn't right
I used to cry myself to sleep at night
Told myself stand up be strong
This kind of phase doesn't last for long

Every time you try to knock me down,
Gonna pick my back up off the ground
The battle never ends


You can tear me apart
You can rip me to pieces
Try breaking me down
But I'll never be beaten
You can say that you won

but I'll never believe it
Cos I can't be defeated


Made a mistake swore Ill never repeat it
Lost my heart for a second but it never stopped beating
I smile through the tears so the way that I see it
I can't be defeated

There are times that I couldn't take it
Never felt so violated
At the risk of sounding so cliché
I just gotta call a spade a spade
Hurts me right to the core
I can't take this anymore
Getting tired of the same old song

now I'm moving on

Things aint fair in love in war
Never been the kind to be ignored
Tried to push me to the edge

Nothing is impossible
Nothing is unreachable
If you only believe then you get what you need
So keep on holdin on

Niente è impossibile,
niente è irraggiungibile
se solo ci credi allora ottieni quello che hai bisogno
perciò procedi e resisti


venerdì 1 aprile 2011

Rosa Parks

Rosa Parks, una figura che mi ha da sempre affascinata, fin da quando vidi per la prima volta La lunga strada verso casa, film del 1990 di Richard Pearce con Whoopi Goldberg, ispirato alla sua storia.

Rosa Parks, il simbolo del movimento per i diritti civili statunitensi.

Il maltrattamento che subivamo non era giusto e io era stanca di questo. Continuavo a pensare a mia madre e ai miei nonni e a quanto fossero stati forti. Sapevo che c’era la possibilità di essere maltrattata ma mi fu data l’opportunità di fare quello che pretendevo dagli altri[1994 Quit Strength].

Rosa Parks (Rosa Louise McCauley) è stata un’attivista statunitense afroamericana nonché simbolo del movimento per i diritti civili. La sua storia pubblica inizia quando, nel 1955, rifiuta di alzarsi da un posto “per bianchi” su di un autobus e viene arrestata. Figlia di un falegname e un’insegnante di confessione metodista, frequentò una scuola rurale per poi studiare all'età di 11 anni nella Industrial School for Girls a Montgomery. Si iscrisse al college ma fu costretta ad abbandonare per prendersi cura della madre malata. Concluderà gli studi nel 1933 grazie all’esortazione del futuro marito. A quel tempo meno del 7% degli afroamericani possedevano un diploma.

Negli anni dell’infanzia si rese bene conto della segregazione che le persone di colore stavano subendo. Ogni giorno prendeva l’autobus e la separazione fra bianchi e neri era ben delimitata. “ L’autobus fu il primo segnale grazie al quale realizzai che esisteva un mondo bianco e un mondo nero”. Un altro episodio che le rese impossibile ignorare l’esistenza del razzismo fu quando vide il Ku Klux Klan marciare davanti alla sua casa e il nonno proteggere l’edificio con un fucile da caccia.

Nel 1932 sposò Raymond Parks, attivo nel movimento per i diritti civili e membro del NAACP, National Association for the Advancement of Colored People. Dopo il matrimonio Rosa ebbe numerose e diverse occupazioni, e nel 1943 divenne segretaria del presidente della sezioni di Montgomery del NAACP, dove rimarrà fino al 1957. Nell’estate del ’55, anno che segnerà la sua storia personale e quella americana, inizia a frequentare un centro educativo per i diritti dei lavoratori e l’uguaglianza razziale, la Highlander Folk School. Il primo dicembre dello stesso anno, dopo un giorno di lavoro, sale sull’autobus, paga il biglietto e si siede su di un sedile libero nel settore riservato ai neri. L’autobus inizia a percorrere la sua solita strada, ma quando ad ogni fermata sono sempre di più le persone a salire, i posti riservati ai bianchi non ci sono più. Pratica ormai consolidata dell’epoca era quella di chiedere ai neri di alzarsi dai loro sedili per lasciare il posto ai bianchi, ed anche in questo caso la pratica fu rispettata. La linea di demarcazione fra bianchi e neri fu spostata con un gesto semplice a favore dei primi. Ma Rosa Parks non si alzò. L’autista fermò l’autobus e chiamò la polizia, Rosa fu arrestata. In seguito, in un'intervista, quando fu chiesto all'attivista perché avesse deciso di non alzarsi, rispose: “volevo per una volta dimostrare quali diritti avevo come essere umano e cittadina”. Rosa Parks fu accusata di aver violato la legge razziale di Montgomery City. La notte dell’arresto, cinquanta leader della comunità afro-americana, guidati dall’allora sconosciuto pastore protestante Martin Luther King, si riunirono per decidere come reagire all’accaduto. Il giorno successivo iniziò, spontaneo, il boicottaggio dei mezzi pubblici; questa protesta durò 381 giorni, fino a quando cioè non fu rimossa la legge che permetteva la segregazione. Non mancarono reazioni violente contro i boicottatori in quel periodo.

Nel 1956 il caso Parks arrivò alla Corte Suprema degli USA, la quale all’unanimità decretò incostituzionale la segregazione sugli autobus pubblici dell’Alabama. Da quel momento, Rosa divenne un’icona del movimento dei diritti civili.

Ma perché proprio quella sera quella donna di colore, Rosa Parks, decise di reagire? Forse la risposta si trova nei molti episodi precedenti a cui aveva assistito. “ La mia resistenza di quella sera non iniziò con l’arresto… avevo già camminato a lungo per le strade di Montgomery”. Nel 1943 Rosa Parks era già stata lasciata a piedi dall’autobus per il colore della sua pelle.

Quella sera la sua lotta per i diritti civili prese una via più decisa e non solitaria. Nel febbraio 1987 Rosa fondò il Rosa and Raymond Parks Institute for Self Development, in onore del marito morto di cancro nel 1977. L’istituto, che nasce con l’intento di avvicinare i giovani afroamericani alla consapevolezza dei propri diritti civili e umani, ha creato un tour per il paese chiamato “Sentiero per la libertà”, che esplica in modo pratico ai ragazzi il concetto di diritto e rispetto.

L’attivista ha lasciato un’importante testimonianza con la sua biografia Rosa Parks: My story, in cui spiega ai giovani i pensieri e le esperienze che l’hanno portata a non lasciare quel sedile quella sera del 1955.

Le onorificenze e i molti premi che ricevette sono la conferma del suo “ruolo” nella storia afroamericana. Nel 1979 ricevette il più alto premio del NAACP, l’anno successivo il Premio Martin Luther King ed entrò nella Michigan Women’s Hall of Fame nel 1983. Nel 1992 riceve il Premio Peace Abbey Courage of Conscience. Seguirono la Presidential Medal of Freedom, la Congressional Gold Medal, il Detroit Windsor International Freedom Festival Award, l’Alabama Academy of Honor, la Governor’s Medal of Honor for Extraordibary Courage, fu membro onorario di AlphaKappa Alpha Sorority e ricevette due dozzine di dottorati dalle Università del mondo.

Rosa Parks è morta a 92 anni nel 2005, il suo funerale si è svolto all’interno della Greater Grace Temple Church e sulla sua bara fu posata la bandiera americana. La bara fu trasportata a Washington DC a bordo di un autobus simile a quello su cui Rosa aveva iniziato la sua protesta, per riposare all’interno del US Capitol Rotunda. Fu la prima donna e la seconda afroamericana ad avere questo onore. L’evento fu trasmetto in tv e 50.000 è il numero stimato di persone che resero omaggio alla salma. Per due giorni la salma rimase al Charles H. Wright Museum della storia afro americana. Fu sepolta, poi, fra la madre e suo marito a Detroit.


La Legge simbolo della Segregazione Razziale: la Jim Crow

Negli anni sessanta in America è ancora forte il razzismo. Negli stati del sud, in particolare a Montgomery in Alabama, dove Rosa Parks è vissuta per molto tempo, esiste una legge che è il simbolo della segregazione razziale in cui vivono i neri: la Jim Crow.

Questa legge dice tutto ciò che i neri non possono fare. Non possono per esempio sedersi sull’autobus dove vogliono, ma in posti loro riservati in fondo al mezzo. I bianchi davanti. In mezzo è terra di nessuno, nel senso che vi si può sedere chi vuole, a patto che nessun bianco lo voglia fare. Se un bianco vuole sedersi su di un sedile in mezzo dove è già seduto un nero, indipendentemente da chi sia (donna anziana o incinta compresa), il nero deve alzarsi ed andare in fondo.

La Jim Crow determina anche che i neri che devono fare il biglietto dell’autobus salgano dalla porta davanti e dopo aver fatto il biglietto scendano e risalgano da quella posteriore. Talvolta qualche autista riparte senza farli risalire.

I quattro Venti

Secondo gli Indiani d’America, gli esseri umani vengono sospinti nel mondo dal soffio di uno dei Quattro Venti, quello che domina durante il periodo dell’anno in cui avviene la nascita. Ciascun vento, associato a una delle quattro direzioni cardinali, ha delle caratteristiche che definisco le condizione di carattere di ogni singolo individuo.

Est: è la direzione dalla quale nasce un nuovo giorno, è la direzione del rinnovamento. Ha come dono la luce, l’inizio, l’innocenza,il candore, la gioia, la purezza, la nascita, la spontaneità e il suo totem è l'aquila, la sua stagione l’inverno , il suo simbolo è il fuoco.

Sud: è la direzione del sole al suo punto più alto, è il luogo dell’estate, della pienezza, della gioventù della forza fisica e del vigore. Lo sviluppo di capacità emozionali. I suoi doni sono: giovinezza , pienezza, estate, generosità, lealtà, passione, amore, e idealismo; il suo totem è il topo la sua stagione è l’estate , il suo simbolo è l’acqua.

Ovest: è la direzione in cui arriva il buio, la direzione dell’ignoto, dei sogni, della preghiera e della meditazione. I suoi doni sono l’oscurità, l’ignoto, sogno, pensiero, volontà , perseveranza, spiritualità, digiuno, sacrificio e rispetto. Il suo totem e’ il grizzly, la sua stagione è l’autunno, il suo simbolo è la terra.

Nord: è il luogo dell’inverno è il luogo dove nasce la vera saggezza. I suoi doni sono la predizione, critica, moderazione e giustizia. Il suo totem è il bisonte, a sua stagione è l'inverno, il suo simbolo è l'aria.

La Ruota di Medicina - The Medicine Wheel



Per gli Indiani d’America “medicina” significava potere, completezza, integrità e conoscenza: forze energetiche vitali cui si poteva attingere al fine di incanalarle per ottenere beneficio per il corpo e l’anima. La ruota di medicina veniva costruita con pietre o bastoni sulla base delle quattro sacre direzioni dello spazio. A volte viene chiamata il Sacro Cerchio. Da questa semplice definizione è possibile comprendere I due aspetti fondamentali della Ruota: essere insieme specchio dell’Universo e dell’uomo.

Attraverso la simbologia della Ruota è possibile entrare in contatto e comprendere se stessi e il mondo, in base al principio fondamentale dei nativi: “Come è dentro, così è fuori”. Essa funge da specchio: guardandola, si può vedere un riflesso dell’universo e del Grande Mistero, la Mente Universale che ha creato tutto ciò che esiste. Ci si può leggere il funzionamento dell’universo, giungendo ad una comprensione delle esperienze della vita e delle leggi cosmiche e naturali, dei principi e delle forze che modellano e animano la vita umana.

Le quattro sacre direzioni

EST: illuminazione

Il colore dell’Est il Giallo, la stagione è la Primavera, e il corpo celeste ad esso associato è il Sole. Queste tre cose sono simboli di vita, di continua trasformazione e rigenerazione, di Illuminazione e luce interiore.

L’elemento associato è il fuoco. Al fuoco era associato lo spirito, e infatti la Natura era vista come la condensazione, la manifestazione materiale del Grande Spirito. La parola chiave è: determinare con lo spirito. L’Est era chiamato dai Nativi “Il Luogo della Vista Lunga”, perché qui si poteva avere una vista “panoramica” della vita. Qui si trova infatti la Porta d’Oro che l’uomo varca alla sua morte.
Il Potere dell’Est è il Potere della Luce, dell’illuminazione mentale e spirituale e della visione interiore che deriva dalla coscienza dell’unità di tutte le cose viventi e che ci dà coraggio. L’animale totem associato all’est è l’aquila. L’Aquila è il simbolo della libertà da tutte le forme di ignoranza e bigottismo, della chiaroveggenza e della preveggenza. Essa custodisce la dimora degli ideali più nobili, è più vicina a Nonno Sole e si bagna nell’amore della sua luce; l’Aquila riesce a guardare direttamente il Sole senza esserne abbagliata.

SUD: fiducia e innocenza

Il Sud è legato all’Estate e al colore Rosso, il colore del sangue ossigenato. E’ associato alla vitalità, alla salute, al vigore, al coraggio, all’energia fisica e alla potenza sessuale. L’elemento associato è l’acqua. L’acqua fisica è fluida e se viene versata in un contenitore ne prende la forma: essa rappresenta perciò la fluidità e l’adattabilità.

L’Acqua elementale rappresenta anche la vita: senza il movimento fluido e penetrante dell’acqua, la Terra si asciugherebbe e diventerebbe arida e nulla potrebbe crescere. Analogamente, l’uomo senz’acqua morirebbe in breve tempo. La parola chiave è: dare con le emozioni. Il Sud è chiamato “La Via del Bambino”. Noi veniamo concepiti a Sud-Est e nasciamo a Sud, secondo la visione dell’uomo dei Nativi; quindi cresciamo percorrendo la Ruota in senso orario, toccando le diverse direzioni a seconda delle fasi della nostra vita. Così il Sud corrisponde all’infanzia, l’Ovest all’adulto, il saggio Nord alla vecchiaia e ad Est c’è la Porta d’Oro che il nostro spirito varca alla nostra morte. Le caratteristiche principali del bambino sono la fiducia e l’innocenza, lo stupore e l’entusiasmo che ci fanno vedere la vita come un’esperienza meravigliosa. L’animale totem connesso al sud è il topo: Il topo rappresenta la capacità di prendere coscienza delle cose avvicinandosi ad esse con le sensazioni e il tatto. Il Sud insegna ad agire nello stesso modo, con fiducia nel nostro intuito, nelle nostre sensazioni e nelle nostre emozioni.

OVEST: introspezione e trasformazione

L’elemento collegato all’ovest è la terra. Le caratteristiche della Terra Elementale sono solidità, inerzia, stabilità. L’Ovest è il luogo della materia, delle apparenze, del mondo della forma, della manifestazione fisica ed il luogo dell’esperienza dove si impara e si cresce. Spesso la Terra è rappresentata dalla sua forma più duratura, la pietra. La natura della Terra è sostentatrice, dà conforto, costanza e sicurezza.
L’Ovest è associato all’Autunno e come corpo celeste è legato alla Terra, mentre il colore dell’Ovest è il Nero, il colore della non-forma da cui tutto ha origine. Esso assorbe tutti I colori dello spettro in sè, immagazzina ed è protettivo. Nere erano infatti le Tende della Luna, I tepee dove le donne Native si ritiravano durante le mestruazioni, per ascoltare nelle profondità del loro corpo il potente contatto con la Madre Terra, che si manifesta con grande forza attraverso il corpo della donna durante il ciclo.

La parola chiave è: trattenere con il corpo. Attraverso il corpo ci è consentito di immagazzinare energie e nutrimento, ma nel corpo si possono anche conservare le vecchie ferite che ci hanno fatto soffrire nelle emozioni, nella mente o nello spirito e che qui si fissano raggiungendo una forma finalmente visibile: la malattia. L’animale totem associato alla direzione dell’ovest è l’orso. Il Grizzly, Orso Grigio, è conosciuto per la sua grande forza. La forza che questo Totem ci permette di contattare è quella di chi sa riconoscere il giusto momento per ritirarsi a recuperare le forze e riorganizzare i propri pensieri. Solo così è possibile preparare nuove e fertili strategie di azione.

NORD: conoscenza e saggezza

Il colore del Nord è il bianco, il colore della purezza e dell’equilibrio. Esso è la somma di tutti I colori dello spettro solare e rappresenta perciò la perfezione e la completezza. L’elemento associato è l’aria. Essa trasporta I nostri pensieri, sogni e aspirazioni. Perciò l’Aria è associata alla mente e alla comunicazione. Essa è legata anche al vento che sfiora l’anima di tutte le cose viventi e porta nei suoi viaggi una particella di tutto ciò che tocca. Questo elemento è associato all’attività mentale e alla comunicazione. La parola chiave è: ricevere con la mente.

Il Nord viene poi associato all’inverno e alle stelle, che per I Nativi erano simbolo di universalità e protezione divina. Essi credono infatti di discendere dal Popolo delle Stelle, che li portò sulla Terra milioni di anni fa. Il Nord è il Luogo degli Anziani, della conoscenza e della saggezza. Conoscenza significa “ciò che è conosciuto” e per i Nativi comprende filosofia, religione, scienza, che si devono integrare reciprocamente nella vita. L’animale Totem connesso a questa direzione è il bisonte.
Il Bisonte era l’animale più importante per I Nativi Americani perché si donava completamente per permettere all’uomo di vivere, fornendogli tutto ciò di cui ha bisogno.

Tratto da: La Ruota di Medicina di Kenneth Meadows edizioni L’età dell’Aquario


Medicina nelle varie lingue e dialetti dei nativi americani ha un significato molto vasto che vuole simboleggiare tutto quello che c’è di buono, che ha spirito, che ha cuore. Francis La Fleche, un etnologo appartenente alla tribù degli Osage-Sioux ha descritto così il potere, la “medicina” insita in tutte le cose: «Ogni essere vivente è wakan. Wakan è ogni cosa che possegga un potere, sia esso attivo come quello del vento o quello che spinge le nuvole, oppure passivo, di resistenza, di sopportazione, come quello dei ciottoli che si trovano lungo le strade. Persino il bastone o la pietra più insignificanti hanno una particolare essenza spirituale che viene immaginata come manifestazione di quel potere misterioso che penetra in ogni cosa, che informa di sé l’intero universo». Così dalle ere più antichi, il cui ricordo è nascosto tra le trame sottili del tempo, gli uomini cercarono di assicurarsi questi poteri, queste formidabili forze.

Per gli indiani delle praterie fondamentale era cercarsi un proprio spirito protettore, che si poteva manifestare durante un digiuno nel deserto o durante la meditazione sulla cima di una montagna; che poteva mostrarsi nel sonno come nella veglia, attraverso una visione o anche sotto la forma di un evento naturale.

Questi “spiriti guardiani” fornivano ai loro protetti consigli o li istruivano nella fabbricazione di “medicine” particolarmente potenti.

Secondo la tradizione degli indiani d’America, agli albori della creazione, da che Wakan Tanka, il Grande Spirito, mise mano alla creazione dell’universo, la terra fu abitata da altri esseri primogeniti, dotati di una duplice natura: quella di uomini ed animali. Dopo l’avvento degli uomini, dei secondogeniti, questi esseri leggendari, dotati della capacità di assumere forma umana a loro piacimento, si ritirarono nei boschi e nelle acque, nascosti là dove gli occhi di nessun mortale poteva scorgerli, in luoghi celati dove solo pochi uomini privilegiati potevano visitarli (una leggenda questa che riporta molto da vicino ciò che è narrato dalle leggende del Nord-Europa riguardo agli elfi, nonché dal trattato che Paracelso scrisse sugli “esseri elementali”: il Liber de Nymphis).

Per gli Indiani delle Grandi Pianure molti erano gli oggetti sacri, tra questi disegni, canzoni, simboli cosmici, numeri, nonché i singoli componenti delle “medicine personali”. La più sacra però tra tutte le cose, quella che rivestiva un significato di particolare importanza, era il cerchio sacro, manifestazione di tutte le forze cosmiche, come il samsara indiano od il tao cinese. A questo proposito Alce Nero disse:

“Dopo la cerimonia degli heyoka, io venni a vivere qui, dove sono adesso, tra i torrenti Wounded Knee e Grass. Altri vennero con noi, e costruimmo queste piccole case grigie di tronchi che vedete, ed esse sono quadrate. É un brutto modo di vivere, perché non ci può essere alcun potere in un quadrato. Avete osservato che tutto ciò che un indiano fa in è in un circolo, e questo perché il Potere del Mondo sempre lavora in circoli, e tutto cerca di essere rotondo. Nei tempi andati, quando eravamo un popolo forte e felice, tutto il nostro potere ci veniva dal cerchio sacro della nazione, e finché quel cerchio non fu spezzato, il popolo fiorì. L'albero fiorente era il centro vivente del cerchio, e il circolo dei quattro quadranti lo nutriva. L'est dava pace e luce, il sud dava calore, l'ovest dava la pioggia, e il nord, col suo vento freddo e potente, dava forza e resistenza. Questo sapere ci veniva dal mondo dell'aldilà, con la nostra religione. Tutto ciò che il Potere del Mondo fa, lo fa in un circolo. Il cielo è rotondo, e ho sentito dire che la terra è rotonda come una palla, e che così sono le stelle. Il vento, quando è più potente, gira in turbini. Gli uccelli fanno i loro nidi circolari, perché la loro religione è la stessa nostra. Il sole sorge e tramonta sempre in un circolo. La luna fa lo stesso, e tutti e due sono rotondi. Perfino le stagioni formano un grande circolo, nel loro mutamento, e sempre ritornano al punto di prima. La vita dell'uomo è un circolo, dall'infanzia all'infanzia, e lo stesso accade con ogni cosa dove un potere si muove. Le nostre tende erano rotonde, come i nidi degli uccelli, e inoltre erano sempre disposte in circolo, il cerchio della nazione, un nido di molti nidi, dove il Grande Spirito voleva che noi covassimo i nostri piccoli. Ma i Wasichu ci hanno messi in queste scatole quadrate. Il nostro potere se ne è andato e stiamo morendo, perché il potere non è più in noi. Potete dare uno sguardo ai nostri ragazzi e capire come stanno le cose. Quando noi vivevamo grazie al potere del circolo nella maniera dovuta, i ragazzi diventavano uomini a dodici, tredici anni. Ma adesso ci mettono molto più tempo a maturare. Pazienza, le cose sono come sono. Noi siamo prigionieri di guerra, finché siamo quaggiù ad aspettare. Ma c'è un altro mondo...”.

Il cerchio sacro ed il suo potere sono quindi i presupposti fondamentali su cui si basa anche la “ruota di medicina”, una sorta di cerchio magico che, normalmente realizzata con delle piccole pietre o con dei ciottoli, racchiude in sé tutti i principi dell’universo e rappresenta con questi gli infiniti elementi che lo compongono. Normalmente la ruota è suddivisa in quattro quadranti (a loro volta anch’essi suddivisi), ognuno dei quali vuole rappresentare i quattro principi basilari di cui l’universo si compone (rispettivamente, partendo dal sud, acqua, terra, aria e fuoco) nonché gli spiriti, gli animali e i punti cardinali che a questi principi sono legati: il nord, a cui è associato il colore bianco e da cui “proviene il grande vento bianco che purifica”, è il luogo dove abita il gigante Waziah; al sud è associato il colore giallo e da esso giunge l’estate ed il potere che fa crescere, qui vive il Cigno Bianco che attende alla vita di tutti i popoli dell’universo; ad ovest, dove vivono gli esseri del tuono che mandano la pioggia e dove il sole tramonta vi è il colore nero: qui abita Wakinian-Tanka, il grande Uccello del Tuono dell’Ovest, “in una capanna in cima ad un monte al confine del mondo dove il sole tramonta”; ad est vi è invece il rosso, poichè qui vive la “Stella del Mattino” per dare la saggezza agli uomini ed il suo simbolo è l’aquila, Huntka, l’animale che tutto vede. Il centro del cerchio rappresenta l’albero sacro che unisce il cielo alla terra: è “l’albero del mondo, il cui tronco - che è anche la colonna del sole, il palo del sacrificio e l’axis mundi - ergendosi dall’altare all’omphalos della terra varca la porta del mondo e ramifica sopra il tetto del mondo; come il ramo inesistente (cioè che non si è manifestato) che i parenti lassù chiamano il Superno” (K.A.Coomaraswamy, Svayamatrna: Janua Coeli, Zalmoxis).

Il giorno della nascita di ogni essere è contrassegnato da una data posizione di questa ruota: ognuno è quindi predisposto alla percezione del mondo secondo i doni ricevuti in quel momento in funzione dell’orientazione della ruota; l’individuo è difatti solo una piccola parte di un cosmo infinito ed il suo compito è la ricerca dell’equilibrio di tutto ciò che lo circonda, dell’armonia universale: è una piccola parte della ruota come la goccia lo è del mare. Proprio per il fatto di essere legato ad una posizione della ruota e con un particolare animale od oggetto, ogni indiano possiede un determinato potere ed una specifica posizione all’interno del suo popolo, della nazione e di tutto ciò che lo circonda: proprio a questo particolare potere da essi ricevuto ed allo spirito guardiano che gli è proprio, gli indiani devono il loro nome.

La Ruota di Medicina


Nella cultura degli indiani d’America tutto comincia e finisce con la Ruota della Medicina. Essa e’ il simbolo dell’universo, ha la forma di un cerchio sacro disegnato sulla terra perché è proprio grazie alla terra che gli esseri umani si nutrono, ed è nella terra che è rappresentato nostro universo In essa viene inscritta la relazione con il creato:con Wakan Tanka, il Grande Spirito.Il cerchio esprime l’armonia dell’universo, rappresenta una delle possibilità di manifestazione dell' Essere.In questa ruota l’uomo è un frammento tra frammenti e dipende da tutte le creature come esse dipendono da lui e come tutte dipendono da Wakan Tanka. Secondo gli indiani l’uomo nasce su uno dei segmenti della ruota:una delle quattro direzioni e da ciò dipendono le sue qualità e difetti, solo il viaggio nella ruota puo’ condurlo alla realizzazione di sé.

La Ruota della Medicina è un cerchio in cui è inscritta una croce che nasce dal Centro simbolo di Wakan Tanka. Il cerchio e’ suddiviso in quattro parti da raggi che nascono dal Centro,le quattro parti sono le direzioni del cammino della realizzazione.La Ruota veniva costruita con sassi e ogni sasso rappresentava una delle tante cose che esistono in natura:dagli animali alle piante,dalla gente del proprio popolo alla gente delle nazioni più lontane.Il centro del cerchio posizionato sul terreno era rappresentato dal cranio del bisonte poiché il bisonte forniva tutto ciò di cui avevano bisogno:cibo, utensili e pelli,inoltre il suo cranio rappresentava la mente di Wakan Tanka. Dobbiamo intendere però il termine Medicina non come un qualcosa capace di guarire dalle malattie ma Medicina indica il potere della realizzazione nella consapevolezza dell’armonia.

Manifesto dei Diritti della Terra - Capriolo Zoppo


Gli indiani d’America vivevano riuniti in tribù in ambienti diversi: praterie, montagne, lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e alla pesca. Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano. A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all'uomo bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione. Difatti attualmente i nativi d' America sono circa 500 mila.

Questa lettera fu scritta dal capo dei Pellirossa Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce.
Il documento qui integralmente riprodotto è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa.

"Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.

Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?

Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.

Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.

L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.

IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.

Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.

Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?

Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.

L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro.

L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.

Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.

Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere.

Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.

Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni.

I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune.

Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo.

Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.

Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.

Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri.

Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo.

Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.

Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!"

Capriolo Zoppo, 1854

Danzare il sogno - Jamie Sams

Dove sono i danzatori dell'Unità
Che conoscevo prima della mia nascita?
Ho forse rinunziato alla mia totalità
Per poter camminare sulla Terra?

Ho forse scelto di dimenticare
Per rendere la vita reale?
Ho forse abitato un corpo umano
Per poter imparare e sentire?

Sono qui per danzare il sogno
Nella mia sacra forma umana.
Per celebrare la mia unicità
E non chieder a nessuno di conformarsi.

Danzando attraverso le lezioni della vita
Imparerò a muovermi con grazia,
Mentre sogno di ricordare
La potenzialità della razza umana.


(Tratto dal libro. Danzare il Sogno. di Jamie Sams)